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E’ noto che gli esseri umani vengono identificati singolarmente da una serie di caratteri e le impronte digitali sono certamente le prime che consentono di distinguere una persona in modo univoco. Oggi molte altre caratteristiche servono allo stesso scopo, come impronte vocali, capelli, fisionomia facciale e della mano, ecc..
Tale fenomeno non è però una caratteristica esclusiva degli esseri umani, ma è presente anche in molte altre specie animali, in maniera differente.
Molti anni fa, insieme ad un amico biologo abbiamo raccolto circa 60 esemplari di Dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata), un coleottero crisomelide ben noto per gli importanti danni che ogni anno causa nel mondo ad alcune piante ortive, principalmente la patata. Ebbene, lo scopo di questa piccola ricerca era di dimostrare semplicemente l’esistenza di caratteristiche individuali uniche anche tra gli insetti, che ne permettono il riconoscimento individuale, analogamente alle nostre impronte digitali. La nostra ricerca è stata poi pubblicata su una rivista: “Il Naturalista Campano”.
Nella foto qui rappresentata, si riportano solo 6 dei 60 esemplari fotografati, dove noterete alcune piccole differenze come: il colore del loro corpo, crema o marrone, le forme delle macchie presenti sul capo e così via.
Ci ritroviamo spesso nel corso della nostra quotidianità a rincorrere con affanno l’inesorabile scorrere del tempo, avvertendo a volte un senso di frustrazione perché ci rendiamo conto di non essere abbastanza “veloci” per tenergli testa e perché vediamo i nostri sforzi e i continui sacrifici non concretizzarsi nell’immediato.
Come in ogni cosa esistono però delle eccezioni: persone a cui non interessa più di tanto essere al passo con il tempo, che vivono la vita così come viene senza tante pretese e senza minimamente affannarsi e a cui non interessa essere veloci; probabilmente sono anche quelle persone che “vivono più a lungo” e meglio. Loro magari si saranno sentiti pronunciare la seguente esclamazione: “sei lento come un bradipo”!
Ebbene, in natura il Bradipo è esattamente così a causa del suo lento metabolismo: riesce a dormire anche venti ore di seguito, interrompendo quel sonno solo quel poco che gli basta per consumare lentamente le foglie e i frutti che compongono la sua dieta e che digerisce con altrettanta lentezza. Esso infatti vive sugli alberi dell’America meridionale, spostandosi appena fra i rami e avventurarsi raramente sul terreno, dove si trova poco a suo agio; alla massima velocità raggiunge appena gli 0,16 chilometri orari. Ciò significherebbe che in una pseudogara di 100 metri, impiegherebbe circa 40 minuti per tagliare il traguardo.
Ci ritroviamo spesso nel corso della nostra quotidianità a rincorrere con affanno l’inesorabile scorrere del tempo, avvertendo a volte un senso di frustrazione perché ci rendiamo conto di non essere abbastanza “veloci” per tenergli testa e perché vediamo i nostri sforzi e i continui sacrifici non concretizzarsi nell’immediato.
Come in ogni cosa esistono però delle eccezioni: persone a cui non interessa più di tanto essere al passo con il tempo, che vivono la vita così come viene senza tante pretese e senza minimamente affannarsi e a cui non interessa essere veloci; probabilmente sono anche quelle persone che “vivono più a lungo” e meglio. Loro magari si saranno sentiti pronunciare la seguente esclamazione: “sei lento come un bradipo”!
Ebbene, in natura il Bradipo è esattamente così a causa del suo lento metabolismo: riesce a dormire anche venti ore di seguito, interrompendo quel sonno solo quel poco che gli basta per consumare lentamente le foglie e i frutti che compongono la sua dieta e che digerisce con altrettanta lentezza. Esso infatti vive sugli alberi dell’America meridionale, spostandosi appena fra i rami e avventurarsi raramente sul terreno, dove si trova poco a suo agio; alla massima velocità raggiunge appena gli 0,16 chilometri orari. Ciò significherebbe che in una pseudogara di 100 metri, impiegherebbe circa 40 minuti per tagliare il traguardo.
Ci ritroviamo spesso nel corso della nostra quotidianità a rincorrere con affanno l’inesorabile scorrere del tempo, avvertendo a volte un senso di frustrazione perché ci rendiamo conto di non essere abbastanza “veloci” per tenergli testa e perché vediamo i nostri sforzi e i continui sacrifici non concretizzarsi nell’immediato.
Come in ogni cosa esistono però delle eccezioni: persone a cui non interessa più di tanto essere al passo con il tempo, che vivono la vita così come viene senza tante pretese e senza minimamente affannarsi e a cui non interessa essere veloci; probabilmente sono anche quelle persone che “vivono più a lungo” e meglio. Loro magari si saranno sentiti pronunciare la seguente esclamazione: “sei lento come un bradipo”!
Ebbene, in natura il Bradipo è esattamente così a causa del suo lento metabolismo: riesce a dormire anche venti ore di seguito, interrompendo quel sonno solo quel poco che gli basta per consumare lentamente le foglie e i frutti che compongono la sua dieta e che digerisce con altrettanta lentezza. Esso infatti vive sugli alberi dell’America meridionale, spostandosi appena fra i rami e avventurarsi raramente sul terreno, dove si trova poco a suo agio; alla massima velocità raggiunge appena gli 0,16 chilometri orari. Ciò significherebbe che in una pseudogara di 100 metri, impiegherebbe circa 40 minuti per tagliare il traguardo.
L’abbinamento dei colori giallo e nero viene utilizzato per dare risalto ad un pericolo da aggirare, come nel caso della segnaletica di sicurezza sui posti di lavoro per evidenziare ad esempio il pericolo di caduta con dislivello, la presenza di materiale radioattivo o di carrelli in movimentazione.
Ancora una volta, la natura ha ispirato l’uomo!
La colorazione nel mondo animale svolge un ruolo molto importante in quanto rappresenta una forma di comunicazione, come per l’appunto l’alternanza di colori sgargianti quali il giallo e nero tipico delle livree di alcune specie animali come alcune rane tropicali velenose, oppure di insetti dotati di pungiglioni come le vespe e le api, la cui funzione è quella di suscitare allarme nei confronti di potenziali predatori o minacce; in altre parole è come se avvertissero dicendo: “stia attento, si tenga lontano perché posso essere molto pericoloso…”
Ci sono poi delle specie che approfittano di questa strategia comunicativa per trarne un loro vantaggio imitando proprio le suddette specie, assumendo la loro stessa tipica colorazione a strisce nere e gialle e fingersi così di essere pericolose agli occhi dei loro predatori.
I Sirfidi sono insetti appartenenti allo stesso ordine delle comuni mosche (ditteri); alcune specie di questa numerosa famiglia sono straordinari imitatori delle aculeate vespe e api, alle quali cercano di assomigliare nell’aspetto per tenere lontane eventuali minacce durante il loro girovagare tra le piante alla ricerca di nettare, polline e sostanze zuccherine. Fingono così di essere pericolose quando in realtà non lo sono affatto perché non pungono.