Nel nostro linguaggio comunicativo, il “pavoneggiarsi” non è altro che ostentare un vanitoso compiacimento di se, in parole diverse: “darsi delle arie”.
Questo atteggiamento deriva, come lo si può intuire dalla terminologia adottata per descriverlo, dal comportamento del pavone maschio durante la parata di corteggiamento in cui dispiega la sua coloratissima e luccicante coda a ventaglio e la corona che porta sulla testa con lo scopo di ammaliare l’altro sesso. In questa prima fase la femmina sembrerebbe disinteressarsene ma in realtà segue attentamente la sua danza. Ecco che a questo punto scatta la “contromossa” del maschio che proverà ad adescarla voltandosi questa volta di spalle per mostrarle il lato del ventaglio non decorato e attendere l’esito della sua risposta. Se la femmina si incuriosisce, si disporrà allora di fronte a lui per osservare impassibile e ancora più nel dettaglio il suo movimento: non gli è concesso di sbagliare!
Lo stato di forma fisica del maschio in questa fase è determinante ai fini del successo del corteggiamento e quindi riproduttivo, pertanto ogni minimo aspetto che denota una carente prestanza fisica, come ad esempio penne più corte, a causa di una ridotta alimentazione, una colorazione sbiadita accompagnata da contorni delle decorazioni del piumaggio frastagliate, a causa invece di malattie, e così via, potrebbe far allontanare definitivamente la femmina che in questo modo non si concederà più.