Petauro dello zucchero

Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Diprotodontia 
Famiglia: Petauridae
Genere: Petaurus
Specie: Petaurus breviceps L.
Nome Comune: Petauro dello zucchero

 

 

 

 

Il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps), spesso erroneamente chiamato “scoiattolo volante”, non è un roditore bensì un marsupiale, appartenente all'infraclasse dei Metatheria, ordine Diprotodontia, famiglia Petauridae. Questa affascinante specie è originaria di diverse regioni: si trova infatti con varie sottospecie in Australia orientale, Tasmania (dove è stato introdotto), Nuova Guinea e su numerose isole circostanti. Il petauro ha un aspetto che ricorda un piccolo ghiro: la sua pelliccia morbida varia dal grigio chiaro al nocciola e presenta striature scure lungo il capo e il dorso, con una banda centrale prominente che corre dalla fronte lungo tutta la schiena. Gli occhi, grandi e neri, riflettono le sue abitudini notturne e crepuscolari. Le orecchie e le zampe, nude e rosate, completano un corpo agile e compatto, che misura tra i 24 e i 30 cm, con un peso raramente superiore ai 130 grammi.

Il petauro dello zucchero è perfettamente adattato alla vita arboricola nelle foreste pluviali, dove sfrutta la ricchezza di vegetazione per trovare cibo e rifugio. Di giorno si nasconde nei ripari naturali degli alberi, come cavità e rami cavi, mentre al calare della notte diventa attivo, spostandosi agilmente alla ricerca di cibo. Tra le zampe anteriori e posteriori, una membrana di pelle chiamata patagio gli consente di planare da un albero all’altro con un controllo sorprendente: estendendo le zampe, riesce a percorrere distanze fino a 45 metri, sfruttando le correnti d’aria per "volare". È questa capacità di planare che lo accomuna, nell’immaginario comune, agli scoiattoli volanti.

Dal punto di vista alimentare, il petauro è molto selettivo e ha un metabolismo rapido che richiede un apporto continuo di calorie. La sua dieta si basa principalmente su alimenti ricchi di zuccheri, come linfa, resina e melata (secrezioni zuccherine prodotte da alcuni insetti). Per ottenere linfa e resine, talvolta morde la corteccia degli alberi, stimolando la fuoriuscita di questi liquidi nutrienti. Integra la sua alimentazione anche con il nettare dei fiori, frutta, invertebrati come insetti, e occasionalmente piccoli vertebrati, quali nidiacei o piccole lucertole. Questo bisogno energetico elevato è ciò che ha portato all’appellativo comune “petauro dello zucchero”.

Sociale e gregario, il petauro vive in piccoli gruppi territoriali, un comportamento che offre maggiore protezione dai predatori e aiuta a conservare il calore corporeo nei periodi più freddi. Le colonie sono generalmente composte da un maschio dominante, più femmine e i loro piccoli. In condizioni di freddo intenso, il petauro può entrare in uno stato di torpore temporaneo per ridurre il dispendio energetico, un adattamento efficace per i climi variabili dell’habitat naturale. La durata della gestazione è breve, circa due settimane, e solitamente le femmine partoriscono due piccoli per volta, che completano il loro sviluppo all'interno del marsupio materno. Anche i maschi partecipano alla cura della prole, un aspetto raro ma significativo per la specie, dimostrando l’importanza della struttura sociale nel benessere del gruppo.

Purtroppo, il petauro dello zucchero potrebbe presto rientrare tra le specie a rischio a causa della perdita e dell’alterazione del suo habitat, provocate dall’espansione umana e dall’introduzione del gatto domestico, che rappresenta una minaccia in molte aree del suo areale. L’urbanizzazione, la deforestazione e l’impatto della fauna introdotta stanno riducendo rapidamente le foreste che questi piccoli marsupiali chiamano casa, minacciando così non solo la sopravvivenza del petauro dello zucchero ma anche quella di molte altre specie australiane. Inoltre, il commercio illegale di animali domestici esotici rappresenta una minaccia crescente: la loro popolarità come animali da compagnia li espone a catture in natura e a un aumento della pressione sulle popolazioni selvatiche.

In definitiva, la conservazione del petauro dello zucchero richiede non solo la protezione diretta dei loro habitat naturali, ma anche iniziative di sensibilizzazione per ridurre la domanda di animali esotici e promuovere l’adozione di pratiche sostenibili nelle aree in cui vive.